22 settembre 2008

Gorgonzola e Comunismo

Recentemente stavo leggendo un libro molto forte, "La caduta del vento leggero" di Giovanni Cominelli. Ad un certo punto mi sono imbattuto in un racconto che avevo sentito anni fa e che ha condizionato il mio pensiero politico per diversi anni, provocando continue crisi.

L'aneddoto racconta di un operaio comunista che negli anni trenta fugge dal fascimo diretto verso la madre Russia, per lui terra promessa (politicamente parlando). Arrivato in questa terra scopre che il formaggio piu' buono del mondo, il Gorgonzola, qui non e' conosciuto. Fedele alla linea politica (un po' meno a quella salutista), e convinto che la rivoluzione proletaria passi anche attraverso il Gorgonzola, decide di produrlo nel kolchoz a cui era stato destinato. Purtroppo il nostro operaio non aveva fatto i conti con la stupidita' burocratica figlia del totalitarismo: scoperto a praticare dei piccoli fori nel formaggio e ad introdurvi delle erbe fermentanti fu accusato di sabotaggio e condannato alla fucilazione. A questo punto i finali divergono: c'e' chi dice che si sia fatto 30 anni di gulag, chi dice che sia stato effettivamente fucilato, chi, ancora, sostiene che sia stato salvato in extremis da un alto funzionario russo appassionato di formaggi.

Ora, io amo il Gorgonzola. E' uno dei formaggi piu' buoni che esista. Soprattutto la variante - pesantissima - con inserti di mascarpone. Potete quindi capire i miei travagli di giovane idealista e buongustaio nello scoprire che:

"Comunismo e Gorgonzola sono opzioni incompatibili"

Alla fine sono riuscito a superare tale dicotomia, facendo delle scelte dolorose. Certo non vi diro' quali siano le conclusioni a cui sono giunto, vi diro' solo che:

"Ho fatto una scelta di pancia"

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Bradipo,

ma cosa mi dici della sede del PC di Gorgonzola (MI)? ;)

Luca77