30 maggio 2008

Utopie blu, puffi e viagra

Ci sono fior fior di trattati che sostengono che quella dei puffi sia una metafora della società comunista per antonomasia, che grande puffo sia una trasfigurazione di Marx e via discorrendo... TUTTE CAGATE.

Quella dei puffi è una società fallocentrica (e fallocratica).

Secondo voi perchè c'era una sola donna, per di più in ruolo subalterno (di drizzapuffi più che altro)?
Secondo voi perche "grande puffo" si chiamava "grande puffo"?
Secondo voi perchè nella versione originale, quella non censurata per l'italica progenie, il nome del capo era

"Glande puffo"?

Secondo voi cosa simboleggiava il colore blu acceso di questi simpatici esserini?

Ovvio no? Siamo di fronte a una chiara metafora della società del viagra, liberista, machista e maschilista...

28 maggio 2008

Somari e disastri ferroviari

L'altro giorno ho letto di un treno che e' uscito dai binari, nei dintorni di Livorno, a causa del verso di un asino. Ho chiamato un mio amico della zona per chiedegli come cio' fosse possibile. Mi ha risposto:

"De' raglia!"

Stanchezza Estrema

L’altro giorno un mio amico di Roma doveva presentare un progetto ad una riunione. Sapendo che per lui era molto importante la cosa, la sera l’ho chiamato per chiedergli come fosse andata. Mi ha risposto con una voce strana:

“Soddisfatto!”

Realizzazione professionale o stanchezza estrema?

N.b. pubblicata su Resistenza Umana: http://www.resistenzaumana.it/dubbio/stanchezza-estrema/

26 maggio 2008

Riscaldamento Globale

Il tema del riscaldamento globale mi provoca:

"L'esaurimento nevoso"

N.b. Questa idiozia e' stata partorita durante una riunione di lavoro molto seria, anche se un po' delirante. Non sono sicuro se sia mia o di un mio collega. Nel caso mi scuso.

23 maggio 2008

Dallo spazio profondo

L'altro giorno, in un museo, ho sentito un tizio parlare di un affresco medievale raffigurante delle

"Damigelle Spaziali"

Si riferiva a delle donne molto belle o alla prova di un'antica invazione aliena?

21 maggio 2008

Calvino e dintorni

Vista la situazione attuale delle nostre metropoli, se Calvino fosse ancora vivo probabilemente scriverebbe:

"Le citta' invivibili"

20 maggio 2008

Solleone

Mi sono sempre chiesto, nelle afose giornate di agosto:

"ma se il sole picchia e' a causa dei raggi ultraviolenti?"


Giornata pesante o colpo di sole?

Braciolata Selvaggia

L'altro giorno ho fatto una braciolata con dei miei colleghi. E' stata veramente animalesca. Eravamo tutti a...

"Griglia sciolte"

19 maggio 2008

Puffi in carriera

Mi sono sempre chiesto che differenza passasse tra un puffo e un sistema di comunicazione senza fili, poi ho visto un puffo che parlava al telefono con l'auricolare e mi sono confuso ancora di più:

"Tuttblu o Bluetooth?"

18 maggio 2008

Antropologica Follia

Periodo: 19/02/08
Fonte: la mia moleskine

Oggi sono tornato a Gerusalemme dopo tanti anni e con un bel po' di consapevolezza in più. Ho imparato molte cose da questa visita a zonzo per le sue vie:

1) Gerusalemme è una città folle. Appena arrivato sono andato al cenacolo e mi sono trovato di fronte alla seguente scena: un gruppo di circa 40 donne di colore che si mettono a cantare un gospel ad alta voce. Poco dopo entra un gruppo di altrettanti giapponesi che si mettono a cantare anche loro un gospel (!) A questo punto il gruppo nigga alza la voce, tempo 30 secondi e anche i jap alzano la voce ingaggiando la sfida... Nel giro di un minuto non si sentiva più nulla dal casino che facevano queste 80 persone. Non avrei mai immaginato di vedere, in vita mia, dei jap che sfidano dei nigga a colpi di gospel. Sembra una cosa da commedia surreale o da teatro dell'assurdo.

2) La religione è folle: il santo sepolcro è conteso/diviso tra le principali ramificazioni del cristianesimo (cattolici, ortodossi, armeni, siriani, etc). Non riescono a mettersi d'accordo su nulla; ad esempio: sono 150 anni che una scala di legno è appoggiata su un cornicione della facciata e non riescono a mettersi d'accordo su cui ha il diritto di toglierla perchè bisogna prima decidere a chi appartiene il cornicione (!) O i cessi per il pubblico che sono completamente distrutti ed allagati perchè da decenni non riescono a mettersi d'accordo su come ristrutturarli (i cessi per il pubblico!)... Alla fine le chiavi del santo sepolcro sono state date in custodia a una famiglia araba che ogni mattina apre le porte e alla sera le chiude... Il luogo più importante della cristianità ridotto in male arnese perchè vittima di beghe condominiali degne di un condominio di Abbiategrasso.

3) Gli uomini sono folli: verso sera, poco prima di partire, mentre girovagavo per le viuzze tra il quartiere ebraico e quello armeno sono incappato in una scaletta metallica che saliva lungo il fianco di una casa... Percorrendola mi sono ritrovato sui tetti della città: vista magnifica... A quel punto mi accorgo di una cosa strana: vari basettoni (ultraortodossi ebrei) che camminano sui tetti (i tetti sono piatti o leggermente ondulati, collegati tra loro, come nella migliore tradizione mediterranea)... A qualche centinaio di metri vedo una bandiera Israeliana che sventola su una guardiola della polizia piazzata sulla sommità di un gruppo di case che hanno i tetti tutti recintati con lastre di ferro e filo spinato... Chiedo spiegazioni a una guida. Mi spiega che è un piccola enclave di ebrei ultraortodossi all'interno del quartiere musulmano: per evitare di passare dalle strade del quartiere musulmano si sono costruiti una viabilità alternativa sui tetti, completa di guardie private per la protezione...

Poi ci sono tante altre cose divertenti, come i metal detector a prova di shabbat (giorno in cui non si può lavorare, questo implica anche il divieto di interagire con qualsiasi apparecchiatura elettrica che possa "provocare lavoro"). Però questi metal detector per accedere al muro del pianto (e solo questi) possono essere usati dagli ultraortodossi anche durante le feste (certificazione del capo rabbino di Israele!). L'entrata della spianata del tempio che è stata accuratamente nascosta (se non sai dov'è non ci puoi entrare, e gli Israeliani fanno di tutto per nasconderla). Per intenderci: è di fianco a una delle entrate del muro del pianto, ma non è indicata, sta sotto la scritta "ingresso donne", salvo che a lato c'è un piccolo pertugio che ti porta in un corridoio fatto di reti metalliche e poi a un ponte coperto di legno che ti porta su. Dopo aver passato un cartello che vieta agli ebrei di salire (sempre a firma del capo rabbino di Israele) e un altro check-in, che sconsiglia di continuare perchè la polizia non può garantire la sicurezza all'interno della spianata, ti ritrovi su questo ponte sospeso sopra il muro del pianto, presidiato da militari. Superi un mucchio di scudi di plexiglas ammassati in un angolo (chissà se sono gli stessi che hanno usato per proteggere Sharon durante la passeggiata sulla spianata) che quelli della nostra polizia fanno ridere al confronto. E poi entri in questo posto fuori dal tempo... Olivi, cipressi, marmo, portici, e la moschea della roccia col suo blu e oro che ti tolgono il fiato... E a ogni porta di ingresso alla spianata (riservate ai musulmani per entrare, utilizzabili da tutti per uscire) una coppia di militari che controlla (dall'interno) gli accessi. Mi ha colpito il fatto che nella coppia ci fosse quasi sempre una ragazza, come una provocazione? (donna, militare, col capo scoperto) o al contrario per evitare "frizioni" tra maschi alfa ebrei e maschi alfa musulmani? O per eventuali perquisizioni alle donne?

... di Gerusalemme mi ha colpito più che altro l'aspetto di antropologica follia...

17 maggio 2008

Divergenze di Opinione

L'altro giorno mi sono trovato a dissentire fortemente col mio superiore e in più di uno occasione ho dovuto:

"Scuotere il capo"

Forma non-verbale di diniego o riunione violenta?

Nb. pubblicata su Resistenza Umana: http://resistenzaumana.it/rubriche/dubbio/riunione-violenta/

16 maggio 2008

Idraulico Amletico

L'altro giorno avevo il lavandino di casa intasato e non sapevo esattamente a cosa fosse dovuta la cosa. Allora mi sono chiesto:

"Tubi or not Tubi?"

Problema esistenziale di un idraulico amletico?

Nb. Pubblicata su Reistenza Umana: http://resistenzaumana.it/rubriche/dubbio/idraulico-amletico/

Posti di Blocco, Ken, Lo.

Periodo: 22/02/08
Fonte: la mia moleskine

[…] Tra i molti appunti che ho preso (più che altro mail che ho scritto) non ho ancora segnato le prime, forti impressioni dell'attraversamento dei territori occupati, nella notte del 15. Abbiamo deciso di raggiungere il Mar Morto da nord, percorrendo prima la 1 da Gerusalemme e poi svoltando sulla 90, lungo la West Bank.

Prima annotazione: una strada nel deserto, percorsa di notte, non dà l'impressione di spazi sconfinati, ma di "non luoghi". E i posti di blocco dei militari (agli incroci o alle fermate degli autobus) non sono altro che avamposti in mezzo al vuoto. Come in una sorta di mito della frontiera trasposto nel "sociologico asfittico del medio oriente" (d'altronde gli arabi non sono certo gli indiani o dei barbari sconosciuti, e queste terre non hanno l'estensione della frontiera americana, anche se nominalmente sono nel "West").

I posti di blocco emergono all'improvviso dal nulla denso e umido della notte. Il primo lo abbiamo incontrato subito dopo aver imboccato la 90, direzione En Gedi. Giovani ragazzi imbacuccati nella divisa e in cappellini di lana colorati, molto più giovani di noi, con una tremenda espressione da uomini. Tremenda per la sua limpidezza ed ineluttabilità.

(Ma tu li hai mai visti questi militari ai posti di blocco? E' impossibile giudicare. Non sono militari. Sono ragazzi svaccati sotto la tettoia della fermata: sembra che aspettino l'autobus. Ragazzi a cui hanno dato in mano un fucile, lasciando che l'ambiente ostile li rendesse uomini… all'occorrenza. Che scattano in piedi e cambiano espressione appena vedono i fari di un'auto avvicinarsi…)

Senza sapere esattamente dove cada il confine di queste terre. Un limbo vuoto e conteso (surreale nella notte). D'altronde non si sa mai dove cadono i confini in questi luoghi, neanche quelli del bene e del male; del giusto e dello sbagliato. Perchè non si possono spostare trecentomila persone con un tratto di penna. Sei città di Trento da abbandonare e ricostruire nel giro di una notte.

(Poi ci sono i sorrisi di Bernardo e le sue sabbie mobili, le epiche scalate di Milen alla conquista di Masada e di un bagno. I colori del deserto all'alba e l'improbabile perdersi, con Eddie Vedder nelle orecchie)

Questa terra non è "ken" o "lo", ma lei stessa e il deserto vogliono che tu lo sia. Una tuta militare, un cappello di lana, un viso da ragazzino (e un gesto fugace): "ken" invece di "lo" e un sogno durato (atteso?) vent'anni che si realizza. Nella progenie (e nel volto guardingo del soldato che si rilassa in un sorriso).

Terra destinata (maledetta?) a essere di tutti e di nessuno. Per i miei genitori e per me bambino questa terra è stata "lo". Ora è "ken" per me e i miei compagni di viaggio. Per chi ci abita la risposta è la stessa, e sempre diversa, ogni mattina. Aspettando i missili da Nord, spostando ogni giorno i confini un po' più in là. Tutti vittime di un fatalismo che ha due sole parole, indifferenti: "Ken", "Lo".

Ken = Si'
Lo = No

15 maggio 2008

Cuochi e Cantanti

Tornando dalla mensa mi e' venuto un dubbio amletico (forse dovuto al fatto che avessi appena pranzato):

"Il secondo secondo me"

e' una canzone di Caparezza, che parla del suo secondo album, o il manuale di cucina di uno chef egocentrico?

Gli Ombronauti

Sottotitolo: "breve" memoria di una discesa dell'Ombrone, ovvero, l'epico racconto delle italiche gesta di due deficienti. Protagonisti: "il Nostro1" (Bradipo) e "il Nostro2" (Paolo Miana), come da manzoniana memoria.

Periodo: Primavera 2006

Preambolo (1): Il fiume Ombrone scorre per circa ottanta chilometri da Siena verso il mare, lambendo Grosseto. La zona tra Siena e Grosseto e' per la maggior parte disabitata: boschi, campi sporadici e ancor più sporadici paesini usciti dalla fantasia di "Non ci resta che piangere". Detto per inciso: il titolo per la discesa potrebbe essere proprio questo. Sottotitolo: "Ombrone 1, Ombronauti 0". Ma quella del fiume e' stata una vittoria di Pirro come argomenterò in seguito.

Materiale usato: una canoa gonfiabile biposto modello "Helios 380", due pagaie (non smontabili, argh!), due salvagenti, una buona dose di incoscienza ed imperizia, un quantitativo di materiale assolutamente spropositato per la scarsa capacità della canoa stessa. Optional richiesto: voglia di mettersi nei guai.

Piano: due giorni di discesa per raggiungere il mare. Sosta in tenda lungo le sponde del fiume con cena a base di salsicce arrostite sul fuoco e Tavernello in bricco.

Preambolo (2): Esterno giorno, un pomeriggio fottutamente afoso nell'estrema periferia di Milano (dopo, solo risaie e discariche abusive). Zoom sulla faccia di un pirla (il Nostro1) che si aggira per le strade con sorriso ebete, praticamente fagocitato da uno zaino grosso il doppio di lui. Nessuno può immaginare che tale zaino contenga una canoa di 3 metri e 80 centimetri appena comprata da una simpatica cinquantenne col marito sovrappeso. Il sogno (o incubo) ha inizio.

Un paio di giorni dopo: lo stesso individuo si aggira per luoghi dimenticati da Dio (ma non dall'afa e dagli insetti) alla ricerca di un posto da cui partire. Il livello dell'acqua sembra buono e il fiume navigabile. Pianificazione attenta dei possibili punti di rendez vous su cartina comprata per l'occasione (visto quanto solitarie e selvagge sono le zone). Altro inciso: la zona tra Siena e Grosseto e' talmente disabitata che non esistono in commercio cartine escursionistiche della zona, quindi il Nostro si deve accontentare di una mappa 1:200000. Risultato: se non avesse avuto il suv della madre sarebbe diventato pasto per cinghiali e altri ungulati in qualche forra.

Arrivo del Nostro2. Tutto sembra pronto. Ma subito compiono il primo errore: invece che fare la prova bagagli la sera prima della partenza si ubriacano e vanno a gozzovigliare in quel di Petriolo. Cotti e ubriachi tornano a casa felici. La mattina dopo la madre del Nostro1 pensa bene di finire in ospedale (come se non ne avesse avuto abbastanza). L'impresa per un attimo sembra a rischio. Ma i Nostri non desistono.

Caricata l'auto si muovono solerti verso Pari (anche se sull'auto erano in dispari, secondo errore)

Partenza da Molino di Pari, a sud di Siena, vicino a Petriolo. Un mulino abbandonato in mezzo al nulla. Destinazione: MARE.

Appena gonfiata la canoa i Nostri si rendono conto che c'è posto per un terzo del materiale portato. La tenda e' la prima a farne le spese. Per il resto uno zaino legato alla meglio raccoglie tutto ciò che non può stare nei vani a prua e poppa. Con una canoa che sembra più una chiatta della raccolta rifiuti (tutto il materiale e' stato avvolto in triplo strato di sacchetti di plastica per prevenire possibili inzuppamenti, accorgimento che solo in parte e' servito) i Nostri partono. Dopo 200 metri si fermano a cambiare i posti (il timoniere, o colui che sa timonare facendone le veci, e' meglio che stia dietro) e a sistemare il materiale, visto che pagaiare con le ginocchia in bocca non e' facile. Un airone si alza in volo come a salutare con un felice augurio l'impresa (altri sostengono che si sia alzato in volo facendo le corna di scongiuro appena visto il mezzo).

Terzo errore: la canoa non e' stata battezzata prima della partenza. Senza un'anima non potrà dare una mano agli Ombronauti. Il varo con bottiglia di vetro invece e' stato - giustamente - evitato. Salto in avanti di 15 ore: di fronte a una salsiccia sugosa e due coppini bruciati dal sole: "Potevamo chiamarla Pamela!" (in onore dei canotti della famosa attrice).

La discesa si presenta presto per quello che e': lunghi tratti di acqua assolutamente piatta in cui bisogna pagaiare per andare avanti, alternati a piccole rapide che, se rifornite da abbastanza acqua e non sbarrate da tronchi caduti, si dimostrano divertenti. Purtroppo queste sono solo una piccola parte del totale e quindi bisogna passare a piedi. Primo punto di sclero dopo circa mezz'ora: il fiume gira a gomito su una rapida con poca acqua. L'unico punto di corrente veloce e profonda in cui si potrebbe passare e' bloccata da un albero. Di fronte a loro un muraglione di cemento per prevenire erosioni (di non si sa bene cosa, visto che si intravedono solo alberi e radure). I nostri decidono di tagliare per la pietraia con grosso sforzo. Il Nostro2 si procura il primo strappo di una lunga serie.

Prime grattate sul fondo e prima fermata per svuotare l'acqua accumulata nel fondo della canoa. La chiglia della stessa si presenta assolutamente integra (con grosso solievo dei Nostri). Un paio di rapide con rimbalzi su tronchi condite da urletti divertiti. Nota del Nostro1: dalla postazione posteriore la canoa si presenta molto più manovrabile, purtuttavia resta un torpedone su una mulattiera.

Fermata per pranzo a base di salametti e formaggio su un'ansa del fiume. Padre del Nostro1 che chiama. Un qualche ripetitore ha fatto per un attimo sentire il suo segnale. Bestemmie per il momento magico rotto dal trillo tecnologico.

Poco dopo la ripartenza i primi segnali dell'imminente incubo. Tratto di fiume assolutamente piatto con alberi che si piegano sull'acqua e liane. Parallelo con la scena di Apocalypse Now in cui Martin Sheen, poco prima di arrivare nel regno di Kurtz, vede la carcassa di un elicottero in fiamme incastrato tra i rami. Dissolvenza sul fiume Ombrone e sul volto dei Nostri - che ripetono lo stesso gesto di girare il capo con espressione allucinata - mentre sulla loro destra appaiono i resti di una canoa pneumatica incastrata tra i rami a tre quattro metri sopra il livello dell'acqua. A giudicare da come e' dilaniata, la corrente doveva essere molto forte e i precedenti Ombronauti non se la devono essere vista bene.

Man mano che proseguono l'orizzonte si apre e il fiume si allarga, le divisioni del fiume in coppie di rami si moltiplicano (con problemi connessi di navigabilità). I Nostri dimostrano un'innata capacita' nel scegliere sempre il ramo sbagliato, quello con minor portata.

E siamo al primo punto di svolta. Rapida veloce e profonda che fa una curva secca sulla destra. "Fica! facciamola" "Si, dai!".

Quarto errore: una curva non si affronta come in moto, piegandosi sull'interno. Complice zaino che sbilancia la canoa i due finiscono impietosamente ribaltati dopo aver imbarcato mezzo metrocubo d'acqua. Tirata velocemente la canoa in secca ci si tuffa per recuperare il materiale che se va con la corrente. Una pagaia sembra scomparsa. Dopo attente ricerche viene ritrovata a un metro di profondità incastrata tra i rami di un albero abbattuto.

Il Nostro2 da qui in poi avra' un terribile mal di testa dato da pagaiata involontaria del Nostro1 durante la caduta. L'orecchio si gonfierà in bolla violacea. Proseguono per breve tratto con l'acqua alla vita tirando la canoa sotto una ola di alberi e liane che sfiorano l'acqua. La Cambogia e' un luogo di villeggiatura al confronto.

Un altro capottamento seguirà nel giro di un'ora. Decisione di fare merenda in un punto tranquillo del fiume per riprendersi. Arrampicata su sponda verticale e terrosa di circa 5 metri (che sembra il muraglione di un fortino) per vedere dove si trovano. Segni di civiltà! Uno sconfinato campo di grano giallo si apre alla vista e un cascinale a circa un paio di chilometri di distanza. Sole torrido. I boschi sembrano (sembrano!) finiti per il momento. Se non gli si fossero bagnate le cicche nel ribaltamento, il Nostro1 potrebbe anche godere di tale vista.

Ridiscesa la sponda con abile balzo si arrende al fatto che il fiume continuerà a scorrere in questa sorta di trincea naturale (almeno per lunghi tratti). Pesci delle dimensioni di barracuda fanno capolino a pelo d'acqua prendendo il sole. Le loro pinne meriterebbero la colonna sonora dello squalo.

Altra sosta per permettere al Nostro2 di riprendere confidenza con l'acqua dopo la tremenda botta. Scoperto il principio di galleggiamento su cui si basano i salvagenti. Accettato da un punto di vista strettamente razionale ma non emotivo.

...Eppure quando la nostra vita e' nelle mani dei soli sciagurati che ci stanno attorno, e nulla o nessuno può venire a recuperarci e a rimboccarci le coperte dandoci il bacino della buona notte, allora scopriamo delle energie che non pensavamo di possedere...

Ristabilito il feeling col millantato timoniere esperto di kayak (il Nostro1), la canoa ballerina e il fiume traditore, i due suggellano il patto dei veri Ombronauti e Frittolari cospargendosi amabilmente di crema solare (nota per la madre del Nostro1 che in ospedale col cuore debole stava in apprensione: suo figlio NON e' omosessuale!).

Incrociato pescatore: "mancano ancora una decina di chilometri a Monte Antico" (primo punto per un possibile rendez vous). Un ritardo pauroso sulla tabella di marcia! L'incubo appare ora più chiaro.

Dopo un'altra mezz'ora una grossa isola in mezzo al fiume fiacca la resistenza dei nostri: il ramo buono e' completamente bloccato da un boschetto intero che ha deciso di farsi il bagno proprio li'. Sono costretti a seguire a piedi, sotto il sole rovente, il ramo mezzo secco usando la poca acqua per far scivolare la canoa invece di doverla portare a spalla. Dopo circa un chilometro i due rami si ricongiungono.

Arrivo dalle parti di Monte Antico, che domina da una collina poco distante (solo 3-4 chilometri!). Una specie di Eden a pelo d'acqua. Invece che fermarsi per fare asciugare la roba e preparandosi per la notte decidono di proseguire ancora un po'.

E questo e' stato forse il punto di svolta finale: subito dopo il primo ponte della ferrovia (punto di riferimento preciso lungo il percorso) a causa di una manovra avventata del timoniere la canoa si ribalta per la terza volta. E questa volta le riserve di acqua potabile se ne vanno facendo "ciao ciao" con la manina. Sconforto. A questo punto devono raggiungere il punto di rendez vous (Stazione di Monte Antico) prima di notte. Con le orecchie basse si dirigono verso il punto di recupero che quasi non avevano preso in considerazione durante la pianificazione, tanto era "vicino" alla partenza. Una ventina di chilometri appena. Poi il successivo sarebbe stato ad altri venti: impossibile raggiungerlo. In mezzo, come al solito, il nulla.

..."Alfa Tango, Alfa Tango, qui bravo Charlie. Siamo nei guai, i musi gialli ci attaccano da tutti i lati. Mandateci il Napalm e mandate anche la fanteria dell'aria a recuperarci al campo base"...

Il passaggio lungo un piccolo canyon dalle pareti alte e dolci sembra quasi confortare i Nostri. Ma sanno che sarà dura trovare un approdo (un conto e' quello che racconta una mappa 1:200000 su possibili strade che passano vicino al fiume, altra cosa e' la realtà).

Il fiume si apre in una specie di anfiteatro dalle pareti di roccia. Spettacolo mozzafiato (forse a causa delle loro menti annebbiate). Un imbuto con un salto di mezzo metro circa rappresenta il passaggio obbligato di uscita dall'anfiteatro. La portata e' buona. Il Nostro1 vuole provare il passaggio, il Nostro2 lo manda giustamente a cagare e passa a piedi. Il passaggio si rivela molto piu' facile del previsto e di estremo divertimento. Il Nostro2 impreca per gli urltetti divertiti dell'amico.

Arrivati al secondo ponte ferroviario. Un dislivello di 3 metri li obbliga a un bestemmioso passaggio a piedi. Livelli di cottura impressionanti.

Inizia la ricerca, durata circa un'ora, di un possibile approdo. Consultando la cartina riescono più o meno a capire dove sono. Con una "camminata" lungo le sponde boscose (e piene di rovi) riescono a trovare, finalmente, la Stazione di Monte Antico con relativo "approdo"...

Il posto e' una piana ricoperta di campi di grano con due cascinali e stazione delle Fs. La tratta e' a binario unico e senza elettricità. Passano si' e no 1 treno al giorno. Si raggiunge solo con una strada sterrata. L'approdo e' una sponda quasi verticale di circa 5 metri con motopompa per l'irrigazione dei campi.

Ormai al volgere della sera, quando i colori si fanno pastello e l'aria fragrante, i due mettono infine piede - esausti - sulla terraferma. La cavalleria dell'aria giungerà circa un'ora dopo a recuperare i naufraghi.

Nota dell'autore (1): e' incredibile come gente, che passa la sua vita sul divano e la cosa' piu' avventurosa che fa e' andare in auto a comprare il giornale la domenica mattina, sia capace di dare consigli sul modo migliore di affrontare e organizzare una discesa in canoa.

Nota dell'autore (2): Il padre del Nostro1 paga pegno alla ragazza del Nostro2 per la scommessa persa: Recuperati alla fine del primo giorno e al primo punto di rendez vous.

... ma l'esperienza accumulata e' tanta, e viste le condizioni del fiume i due se la sono cavata più che bene (e contando solo sulle loro forze). La voglia di fare il culo al sacro fiume e' ora piu' viva che mai nei loro cuori...


Alla memoria di Alberto Miana, che diede i natali ad uno degli Ombronauti e diede loro la rabbia e la gioia per vincere il fiume.

14 maggio 2008

Melomani Inferociti

Stamani, mentre salivo al lavoro e canticchiavo tra me e me in sostituzione dell'autoradio rotta, mi sono ritrovato a pensare che, se un’opera lirica venisse diretta in maniera pessima, si potrebbe scrivere un titolo di giornale del seguente genere:

"Melomani inferociti: l’esecuzione sommaria di un direttore d’orchestra."

Semplice descrizione della serata o fatto di sangue?